sabato 19 dicembre 2009

A matinàta fha a jornata

Di mattina di svolge il miglior lavoro.
Usata prettamente in ambito lavorativo, sottolinea il fatto che il lavoro che si svolge di mattina è molto più produttivo di quello svolto nel pomeriggio.

mercoledì 9 dicembre 2009

U mìagghju vinu si fhice acìtu

Il miglior vino si è fatto aceto.
Le cose a cui si teneva di più o i rapporti che uno riteneva più forti e a cui teneva di più, si sono trasformati in quelli peggiori o di poca importanza.

venerdì 4 dicembre 2009

Quandu u ciucciu è de dui, more 'e fhame e de site.

Quando l'asino ha due padroni, muore di fame e di sete.
Nel momento in cui i ruoli in un gruppo di lavoro non sono definiti, il lavoro non ha buon esito.

mercoledì 2 dicembre 2009

De dùamiti a servaggi

Da addomesticati a selvaggi.
Quando le cose che si erano preparate, ed erano fatte bene, si trasformano in cose fatte male.

giovedì 26 novembre 2009

Cchjù prèscia hai, cchjù va' cùrcati.

Più hai fretta, più è meglio che te ne vada a dormire.

La fretta, come tutti sanno, è cattiva consigliera. Meglio farsi allora una buona dormita.

lunedì 23 novembre 2009

De Natale a Santu Stefhanu

Da natale a santo Stefano.

Ci si riferisce al lasso di tempo. Quando si vuol dire che una cosa durerà poco tempo.

mercoledì 18 novembre 2009

I sordi fhannu sordi, i lìndini fhannu piducchji

I soldi generano soldi, le uova dei pidocchi generano pidocchi.
Chi ha i mezzi per fare alcune cose, vi riuscirà sempre. Chi non ha i mezzi, fallirà.
Viene detto solitamente,con un tono abbattuto di giustificazione, commentando chi in quel caso avrà fatto qualcosa, solo perché ha i mezzi, da chi i mezzi non li ha, e quindi non è riuscito nell'impresa.

domenica 15 novembre 2009

Sciàgru da' fharina e tignusu da' canijja

Sperperone della farina e avaro della crusca.
Quando non si fa caso alla cose che hanno molta importanza, ma si da molto peso a quelle che hanno poca importanza.

venerdì 13 novembre 2009

'U cafhè si vive jestimàndu.

Il caffè si beve bestemmiando.
Bollente, dunque. E sperando sempre che l'arte non sia un ponte...

giovedì 12 novembre 2009

Duve vai? Puartu pigni.

Dove vai? Porto pigne.
Nel caso in cui non si voglia rispondere ad una domanda diretta ("dove vai?"), si risponde in modo non attinente alla domanda ricevuta ("porto pigne").

mercoledì 11 novembre 2009

Fìgghju de gatta sùrici pìgghje.

Il figlio della gatta andrà a caccia di topi.
Come il detto precedente: tale padre tale figlio.

martedì 10 novembre 2009

A piràra non pò fare puma.

L'albero di pere non può produrre mele.
In italiano sarebbe: tale padre tale figlio.
Questo modo di dire si usa nel momento in cui un figlio si comporta come un genitore, solitamente nel caso in cui fa delle azioni considerate sbagliate.

lunedì 9 novembre 2009

Pistare acqua 'nto mortaru

Pestare acqua nel mortaio.
Fare una cosa inutile. Sforzarsi a vuoto.

domenica 8 novembre 2009

U culu chi no vitte mai cammisa, quandu a vitte s'a cacàu

Il sedere che non aveva mai visto una camicia, quando la vide, la cacò.
Quando una persona non ha mai avuto alcune cose necessarie, nel momento in cui le ha non le sa usare. Solitamente questo avviene con i soldi: chi non me ha mai avuti, non sa usarli nel momento in cui li ha.

sabato 31 ottobre 2009

Scazu vai, pirùni pigghji!

Chi cammina scalzo, si fa male ai piedi.
Questo detto si usa quasi come un avvertimento e signfica: se non ti prepari adeguatamente per una determinata cosa, fallirai e ti farai male.
Detto a cose fatte, viene invece a sottolineare il "te lo avevo detto", come se fosse una cosa talmente risaputa da sembrare strano che ancora qualcuno non ne sia a conoscenza (cioè che chi cammina scalzo, si fa male ai piedi).

venerdì 30 ottobre 2009

Pagare pisci e piattu

Pagare sia i pesci che il piatto.
Questo modo di dire si usa quando qualcuno ha voluto fare il furbo (ha mangiato i pesci e non ha pagato). Solitamente viene detto con tono di vendetta, da parte di chi, rivolgendosi ad un una terza persona, si ripromette di vendicarsi, e alla prima occasione gli farà pagare i pesci ma anche il valore del piatto, così gli resterà da lezione.

martedì 27 ottobre 2009

A cu pùazzu e a cu no pùazzu, a mugghjjèrema sempre 'a pùazzu!

Con chi posso e con chi non posso, con mia moglie sempre posso!
Questa frase, che sembra più una filastrocca che un detto, viene pronunciata da qualcuno che non è molto sicuro di poter portare a termine i suoi progetti che implicano di misurarsi con altre persone, e così si gratifica dicendo che nel peggiore dei casi, cioè quando le altre persone gli impediranno di fare ciò che lui desidera, troverà campo facile con sua moglie, che in tutti i casi si piegherà al proprio volere. Come nel caso del contadino con il cetriolo, la moglie rappresenta il vero e proprio capro espiatorio.
Il verbo "potere", ha qui il significato di "dominare, piegare, sottomettere"

lunedì 26 ottobre 2009

"Cumu ti pise 'sta vilanza?"

Come ti pesa questa bilancia?
Quando si comparano due risultati ma si usano due diversi modi per giungere ad essi.
In italiano: avere due pesi e due misure.

domenica 25 ottobre 2009

Scìfhule u citrùalu e 'nci va 'nto culu 'o jordinàru

Scivola il cetriolo e finisce nel sedere dell'ortolano.
Questo modo di dire (talvolta concluso alla parola "citrualu" per non dire una parolaccia) ci ricorda che il più delle volte le cose negative cadono sui più deboli.
Il paragone con l'ortolano è determinato dal fatto che lui stesso, con il proprio lavoro, ha fatto sì che il cetriolo crescesse per mangiarlo, invece la storia ha un finale amaro.

giovedì 22 ottobre 2009

"...cade u màgghjju e ammazze a Ninu."

Cade il manico e ammazza Nino.

La storia vuole che in una famiglia, con la donna di casa incinta, viene riposta sopra la porta dello scantinato una pala. La preoccupazione di aver trovato solo quel posto per riporvi la pala, fa nascere brutti presentimenti nei familiari stessi, che già si preoccupano che il giorno in cui il futuro nascituro andrà in cantina per prendere del vino, la pala si staccherà dalla sua sede e cadrà, uccidendo appunto Nino. La storia finisce proprio così, con la preoccupazione e il pianto dei familiari per il presentimento della futura tragedia.
Il corrispettivo in italiano dovrebbe essere: fasciarsi la testa prima di rompersela.

lunedì 19 ottobre 2009

Chjànu chjànu, 'u malatu rafhe 'u sanu

Piano piano, la persona malata, riesce a far ammalare anche quella sana.
Versione simile a quella che dice:chi va con lo zoppo, inizia a zoppicare.

venerdì 16 ottobre 2009

U cane da guccerìa è chjinu 'e sangu e mùartu 'e fhame.

Il cane del macellaio (lett. "della macelleria") è sporco di sangue ma è morto di fame.
Ovverosia: l'apparenza inganna.
Il cane che bazzica attorno alla macelleria, che dovrebbe avere molte occasioni per poter mangiare la carne, è sì sporco di sangue ma è a digiuno, perchè il macellaio, avido, gli dà da mordere solamente gli ossi privi di carne.

Scarti frùsciu e pigghji primèra!

Ecco a voi una decifrazione di questo detto maidese, ma anche napoletano.

Scarti un "flush" e ti viene una primiera! (Sottinteso: "ti sarebbe piaciuto!")
La decifrazione di questo detto, di origine napoletana, è piuttosto complessa. Uno specialista del dialetto napoletano, Raffaele Bracale, la spiega così:
"L’espressione attestata già anticamente, è mutuata da un gioco d’azzardo di carte, chiamato primiera [...], un gioco d'azzardo nel quale vince il giocatore che somma il maggior numero di punti con quattro carte di quattro semi diversi; nel medesimo giuoco il "fruscio" è la somma del maggior numero di punti con quattro carte del medesimo seme [corrisponde, in qualche modo, al "flush" o "colore" del poker]; il fruscio è una combinazione secondaria che permette la vincita solo di una posta inferiore a quella destinata alla primiera, ma a chi possieda un fruscio dopo la prima distribuzione di carte, è dato la facoltà di scartarne alcune (due o tre) e farsele sostituire dal cartaro sperando di riceverne di più atte a mettere insieme una primiera che dà diritto alla vincita della posta più alta; va da sé che era ed è rischioso e spesso improvvido scartare un fruscio che comunque dà diritto ad una piccola vincita, per rincorrere la conquista di una primiera difficilissima da conseguire; era ed è rischioso e spesso improvvido scartare un fruscio perché il più delle volte non si consegue la primiera e si perde anche il fruscio scartato! Giunti a questo punto si comprende dunque la portata ironica se non sarcastica della locuzione [...] che viene spesso usata con malevola, ostile, rancorosa soddisfazione per le disgrazie altrui, nei confronti di chi abbia lasciato il certo per l’incerto e prendendosi gioco di costui gli si rinfacci ironicamente (giacché in realtà non è avvenuta l’evenienza migliore…attesa, ma non conseguita) di aver scartato un fruscio e preso una primiera (piú chiaramente: di aver scartato un fruscio e non aver preso una primiera), d’aver cioè peggiorata la situazione, cadendo dalla padella nella brace".

giovedì 15 ottobre 2009

Cu du' sùrici vo m'acchjàppe, unu fhuje e l'atru scappe

Chi vuole prendere due topi contemporaneamente, non ne prenderà neanche uno.
Quando si cerca di fare più cose insieme, il risultato sarà nullo, in ogni cosa fatta.

mercoledì 14 ottobre 2009

Duve 'nc'è gustu, non c'è perdenza.

Quando si fa qualcosa che piace, non si tiene conto delle cose negative connesse.

Assai gajìni e pùacu ova

Molte galline ma poche uova.
Viene detto quando ci sono molte persone che dovrebbero svolgere un certo lavoro, ma i risultati sono alquanto modesti, rispetto alle persone addette.

martedì 13 ottobre 2009

Cu ciànge fhùtte a cu ride

Colui che piange fotte colui che ride.
Chi solitamente si lamenta del proprio stato, in definitiva, sta sempre meglio di colui che non bada a lamentarsi. E' la nostra versione del più famoso detto napoletano: chiagne e fotte.

domenica 11 ottobre 2009

De vènnari e de marte, no si spuse, e no si parte.

Di venerdì e di martedì, non ci si sposa, e non si viaggia.

venerdì 9 ottobre 2009

Fhinìu a grùadu d'ova!

E' finita nel peggiore dei modi.

mercoledì 7 ottobre 2009

U mastru candilàru morìu o' scuru.

Il produttore di candele è morto al buio.
Capita spesso che manchi una cosa, a chi produce o possiede la stessa in numerosi esemplari, proprio nel momento del bisogno.

lunedì 5 ottobre 2009

Pàgati mastru, ca u fhurnu catte.

Pàgati muratore, anche se il forno è caduto. Viene utilizzata questa espressione nel momento in cui si è costretti a pagare controvoglia qualcuno per un lavoro svolto male.


 

sabato 3 ottobre 2009

Acqua 'o mare!

Acqua al mare!
Questa espressione viene usata nel momento in cui qualcuno acquisisce delle cose che ha già in abbondanza, ma nonostante tutto il destino continua a fornirgliele.
Solitamente, la frase viene pronunciata - con grave tono di invidia - da colui che pensa di averne più bisogno verso la persona a cui queste cose continuano ad essere destinate.

venerdì 2 ottobre 2009

Ogni shpìritu leva 'n domine

Ogni piccola preghiera arriva al Signore.
Di significato identico al detto precedente, ma più "spirituale".

giovedì 1 ottobre 2009

Ogni stracùju ize u muru

Ogni piccolo tassello contribuisce alla costruzione di un muro.
Viene utilizzato quando si ha davanti un grande lavoro non imminente, e quindi ogni piccola azione contribuisce alla riuscita finale.
Sembrerebbe in contrapposizione a quello "dell'acquazzina", ma invece è diverso.
L'acquazzina non riempie il pozzo che serve con urgenza, invece " u stracuju" viene posato per un lavoro a lungo termine e anche tra molto tempo lo ritrovi al suo posto.

mercoledì 30 settembre 2009

Acquazzina non nda inchje puzzu!

La rugiada non riempie il pozzo.
Questo detto viene usato nel momento in cui ci si trova ad affrontare un ostacolo e ci si presenta davanti ad esso con mezzi non idonei. Pochi soldi per affrontare una spesa elevata. Poca forza lavoro per affrontare un lavoro duro.

martedì 29 settembre 2009

Duve cacci e no mianti, reste vacante!

Dove togli e non metti resta vuoto.
Si usa quest'espressione quando qualcuno sperpera una ricchezza.
Si vuole anche sotto intendere che la persona che sperpera non si rende conto della ricchezza, solitamente perché non ha sudato per guadagnarsela.
In questo caso c'è un altro detto che calza per lo spendaccione in questione, che dice:
Tuttu u mundu è frittuli!
E cioè si pensa che tutto quello che si vuole si possa ottenere, ma così, ovviamente non è.

lunedì 28 settembre 2009

Va cumu u ciciaru nto' crivu

Va come un cecio in un crivello.
Se cerchiamo di setacciare un cecio in un crivello per la farina, il cecio saltellerà da tutte le parti, ma ovviamente non attraverserà la fitta rete con cui è costruito il crivello. Si dice quando una persona "va cumu 'na spissija" da tutte le parti e svolge più mansioni contemporaneamente.

sabato 26 settembre 2009

Pigghja 'u muru e fallu cchjù jà

Prendi il muro e spostalo.
Il detto commenta, in modo definitivo, una difficoltà insormontabile, una situazione d'impasse. I muri crollano, si abbattono, si ricostruiscono: ma spostarli, a mani nude, è cosa umanamente impossibile.