giovedì 9 marzo 2006

La scrittura del dialetto

Il caro amico Fabio Turribi, invitato su questo blog di majidisi, da 'forestìaru pone una questione importante: come si scrive il dialetto? Domanda non facile alla quale proverò a rispondere.
Iniziamo dalle ovvietà:
1) Il dialetto calabrese non è una lingua ufficiale;
2) Il dialetto calabrese ha centinaia di varianti (quasi tante quante i suoi paesi);
3) Il dialetto calabrese ha molti suoni che non esistono nella lingua italiana.

Detto questo, proverò ad elencare i suoni più caratteristici del dialetto maidese e la mia proposta di grafìa.

1. La effe aspirata
In alcuni luoghi l'ho vista indicare con una h, il che non sarebbe totalmente sbagliato se consideriamo che è molto vicina alla h aspirata di alcune lingue straniere, soprattutto l'inglese. Considerate, a questo proposito, la h di home e poi pronunciate in dialetto fare: vi accorgerete che è quasi lo stesso suono. Tenendo però conto che nel dialetto maidese (e in quello calabrese generale) il fonema è sempre associato alla f della lingua italiana (faina, fare, fuoco, furbo, ecc.), credo che sia importante conservare in qualche modo la f nella trascrizione del fonema. Io ogni tanto lo scrivo con un apostrofo ('fare), ma forse una buona idea è quella di far apparire sia la f che la h e scrivere il suono così: fhujìna, fhàre, fhùacu, fhùrbu.


2. La chi
Secondo alcuni studiosi (Rohlfs in testa), questo fonema è un residuo dell'influenza greca in Calabria; la lettera chi dell'alfabeto greco ha la stessa pronuncia di un classico fonema calabrese che non so come chiamare ma è quello delle parole: fiume, fiato, fiatare, fianco.
Il Rohlfs, nel suo dizionario dialettale della Calabria, utilizza proprio la chi greca, ma io non sono molto d'accordo (sarebbe difficile da scrivere e da capire) e propenderei piuttosto per utilizzare una lettera dell'alfabeto latino: ma quale? In italiano questo suono non esiste, ma (che strano!) anche qui gli inglesi hanno qualcosa a che fare con noi: provate a pronunciare le parole human, e hue e poi ditemi!
Allora dovremmo utilizzare la h? Sinceramente non saprei. Scrivere hume, per la verità, non mi esalta: potremmo aggiungere una j, anche se non credo che hjume sia meglio...
La mia proposta è di utilizzare anche qui la effe (per i motivi sopra descritti), rendendo il suono fricativo palatale con una h seguita da una j (fhj): fhjùme, fhjàtu, fhjàncu.

3. La doppia chi
Da buoni terroni, le doppie ci fanno impazzire e abbiamo raddoppiato anche la chi (suono per la verità abbastanza raro). La scelta della grafia è qui legata ovviamente alla scelta del suono "singolo". Dunque, se scegliamo di scrivere la chi con fhj, il raddoppiamento si potrebbe fare raddoppiando la f: affhjàre (che significa scegliere, in un maidese che sta ormai scomparendo: quanti di voi se lo ricordavano?) , cuffhjentàru, uffhjulàru.

4. La ci di chjò
Questo suono è davvero difficile da classificare. Non mi viene in mente nulla di paragonabile, nelle lingue da me conosciute (che sono molto poche, del resto!). Il fonema rassomiglia ad una specie di fischio e raggruppa più suoni. Io l'ho sempre scritto con chj, per rendere una certa "liquidità" alla fine della pronuncia. Non so se sia giusto, ma se qualcuno di voi ha un'idea migliore la faccia presente. Nel frattempo scriverò: chjàcchjari, chjamàre, chjinulìji, chjò.

5. la doppia ci di ùacchju
Stesso discorso fatto sopra per la doppia chi. Se siamo d'accordo a trascriverla la ci "liquida" con chj, allora potremmo tranquillamente scrivere la doppia raddoppiando la ci: acchjappàre, cchjù, pacchjàna, ùacchju.

6. La doppia elle
Suono tipicamente maidese (rispetto al resto della Calabria), la doppia l è detta l mouillé e corrisponde alla semivocale yod [j] dell'alfabeto fonetico internazionale. Questo suono lo abbiamo in comune con piemontesi, provenzali e bretoni... nonché, ovviamente, con i francesi! In questo caso, non vedo perché non utilizzare semplicemente la j dell'a.f.i. (cipùja, jestimàre, mannàja, pàja, vajanìaji, ecc.)

7. La quadrupla (!) elle
Beh, in sostanza si tratta proprio di un raddoppiamento della l mouillé e spesso si trova scritta conseguentemente con una doppia j: ajjuttìre, cujjùne, fhijjùali (o 'fijjùali), pàjja, pijjiàre. Ma qui dissento un poco, perché questa doppia j mi sembra "cacografica". In più, ponendomi dal punto di vista di un non-calabrese (e del resto, le regole di una lingua dovrebbero servire perché qualcuno che non la conosce la possa imparare), credo che sia più vicino all'italiano e dunque più facile la grafia che comprende una doppia g e una h seguita dalla semivocalica j (gghj): agghjuttìre, cugghjùne, fhigghjùali (o 'figghjùali), pàgghja, pigghjiàre. Se ci pensate, anche "storicamente" questa grafia si avvicina al latino (e dunque all'italiano). Ma il dibattito è aperto: fatemi sapere cosa ne pensate.

8. la esse fricativa post-alveolare (e sì... si chiama proprio così!)
Il suono esiste preciso anche in italiano, ma si usa esclusivamente davanti a vocale, ed è la sc di scena, scendere, ecc. Noi, invece, la usiamo anche davanti a consonante, simili in ciò al tedesco (sprachen, Sturm). La proposta di trascrizione potrebbe essere Sh e dunque si avrà: shpagnàre, shcantare, shpàttu, shpatrunàtu, shpitàle, shputàtu.
Una particolarità: a Maida questa s si usa davanti alla p e alla c ma non davanti alla t (pronuncia presente in altre parti della Calabria e del meridione).

Per il momento non mi vengono in mente altri fonemi particolari che possano porre problemi di grafia.
Resto in attesa del vostro illuminante parere (ma ci sarà? Ma tutti 'sti "contributors" shpàccanu pìatri d'a matìna a sìra? Mmah!).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

mahauahuahauah mi sono pisciato dalle risate!!! cmq devo dire che il dialetto lametino ha molte ma molte + particolarità...ovviamente "un m'appricu mu i shcrivu pikkìdi mi siddria e ppua t'haju i diri n'atra cosa...mbidi mu continui a shcriviri sti cosi ma mi fhanu sguaralliari u stikkiu! shcusa si sugnu troppo tamarru ma u sa ca nua ni sghuaralliamu noni? " ahauhauahauhauh ciaoooooo

Carmen ha detto...

cuffhiettaru e uffhularu che cosa significano?

arco ha detto...

Ciao Carmen.
Cuffhientàru significa "conflentese", abitante del paese di Conflenti (CZ).
Uffhiulàru è il guanciale di maiale.