Quando si risolve positivamente e velocemente un problema che sembrava di difficile soluzione.
Un saluto al viandante che si ferma su questo Blog, dove si raccolgono proverbi e modi di dire del dialetto calabrese di Maida (CZ).
sabato 27 febbraio 2010
lunedì 15 febbraio 2010
Pane no vuajju e a scola no vaju
Non voglio da mangiare, basta che non vada a scuola.
Forse da piccoli, tutti abbiamo detto qualcosa di simile.
E' la frase di chi resta sulle sue posizioni e non vuole progredire a costo di avere un momentaneo disagio,anche se è cosciente che avrà un miglioramento futuro della sua posizione.Ci si accontenta di quello che si ha, anche se è poco, pur di non fare una cosa gravosa che andrà a migliorare la propria vita.
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giovedì 11 febbraio 2010
Chimmu jette acqua mu junge i du mari!
Che piova così tanto che il Mar Tirreno e lo Ionio si possano congiungere.
Questa frase viene pronunciata da colui che vuole sottolineare il fatto che sta piovendo da troppo tempo, e quindi va a rievocare una maledizione fatta da qualcuno che l'avrebbe proferita in antichità.
Viene anche alcune volte scandita con tono sommesso, come se effettivamente una cosa del genere si possa verificare o si stia verificando.
Questa frase viene pronunciata da colui che vuole sottolineare il fatto che sta piovendo da troppo tempo, e quindi va a rievocare una maledizione fatta da qualcuno che l'avrebbe proferita in antichità.
Viene anche alcune volte scandita con tono sommesso, come se effettivamente una cosa del genere si possa verificare o si stia verificando.
lunedì 8 febbraio 2010
Pane tùastu e curtìaju chi no tàgghje
Pane duro e coltello che non taglia.
Quando la situazione si mette nel peggiore dei modi. Quando non si hanno i mezzi idonei per risolvere un dato problema, si dice che oltre ad avere il pane da mangiare vecchio, si ha anche il coltello spuntato.
Questo detto si può anche riferire a due persone delle quali non si ha alcuna stima, poiché li si reputa incapaci, buoni a nulla.
In un periodo più recente, nel caso che gli "incapaci" siano tre, allora si aggiunge "... e acqua no potabile". Può essere utilizzato in alternativa al detto precedente che si riferiva alla pala, al piccone e alla carriola.
sabato 6 febbraio 2010
Pala, picu e 'o cchjù fissa 'a carriola
Pala, piccone e al più fesso la carriola.
Ho sentito dire questo detto parecchie volte, ma non ho mai individuato il significato reale.
Alcune volte viene usato questo detto per affibbiare ad un manipolo di uomini intenti a far nulla, l'alternativa dell'aggettivo: "vagabondi".
In altri casi, sempre in senso denigratorio, come accusa al terzetto che lavora, ma che non ha qualità alcuna, e quello che porta la carriola è il più incapace.
Ho sentito dire questo detto parecchie volte, ma non ho mai individuato il significato reale.
Alcune volte viene usato questo detto per affibbiare ad un manipolo di uomini intenti a far nulla, l'alternativa dell'aggettivo: "vagabondi".
In altri casi, sempre in senso denigratorio, come accusa al terzetto che lavora, ma che non ha qualità alcuna, e quello che porta la carriola è il più incapace.
martedì 2 febbraio 2010
Pa' Candilòra, cu no tene carne s'impigne 'a figghjiòla.
Per la Candelora, chi non ha carne si impegna la figlia.
Oggi è la festività cattolica della Candelora (anche se oramai è più famoso il Giorno della Marmotta). Perché si debba mangiare carne nel giorno della presentazione al Tempio di Gesù (al punto da dare in pegno la propria figlia per comprarla) non è molto chiaro. Forse si prescrive un'ultima scorpacciata, in vista della Quaresima.
Questo proverbio è riportato anche nella pagina sulla Candelora di Wikipedia (in dialetto di altra zona della Calabria e, chevvelodicoaffare, molto meno bello del nostro).
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