giovedì 22 marzo 2007

"L'arte è un ponte... ma u cafhé è acqua!"

Sull'architrave che chiude la scena del Cinema di Maida c'è un'iscrizione che ogni maidese (se nato qualche anno prima della chiusura del suddetto cinema) conosce a memoria: L'arte è un ponte che unisce la terra al cielo, l'uomo all'uomo. La frase, molto bella, è dello scrittore calabrese Corrado Alvaro.

Tempo addietro, mentre sorseggiava il caffé del bar del Cinema, un nostro concittadino commentò con questa frase ironica (da allora rimasta nella leggenda) l'inconsistenza e la cattiva qualità della bevanda che gli avevano servito.

Il detto si usa oggi (spesso lasciando sottintesa la seconda parte) come citazione colta per sottolineare un'azione inutile, che fallisce per manifesta mancanza dei mezzi e delle qualità della persona che l'ha intrapresa (nonostante i proclami un po' fanfaroni).

Del resto, anche per fare un caffé ci vuole arte!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao paesani scoprire questo blog è stato bellissimo, sulla frase storica nienta da dire speriamo sche con i lavori di recupero appena terminati non sia stata eliminata. domandate a vostra madre se ricorda a griffia e capirete chi sono!!!

arcomanno ha detto...

Incuriosito dall'enigma ho interpellato subito mia Mamma la quale mi ha risposto (dopo aver finito di ridere):
"'U nipute 'e Maria Briaticu".

E poi mi ha raccontato la storia (che io non conoscevo): da piccolo davanti ad un'esposizione di mercanzie fuori dal negozio di tua zia, tu hai esclamato: "O Zzia, armasti na griffia!" (che da quanto dice mia mamma era una storpiatura di "riffa" o qualcosa del genere).
Da lì la cosa è rimasta come battuta per lungo tempo...

Bene... a questo punto puoi iniziare a firmare i tuoi post.

Saluti,

Anonimo ha detto...

ciao..stasera con una punta di nostalgia..navigando..mi son messa a cercare siti del mio paese natale..ed eccomi capitata in questo blog..
incredibile..i nostri proverbi che nn sento da un sacco di tempo..quanti ricordi...
grazie per questa emozione..
manco da maida da parecchio tempo..da tanto tempo..ora una marea di ricordi..belli..brutti..ma che fanno parte della mia vita trascorsa a maida..e dove ho lasciato il mio rimpianto piu grande..ora ti lascio anch'io un enigma da risolvere..vediamo un po se qualcuno a maida ricorda questa frase E in che occasione era stata detta.. diventata poi leggenda metropolitana.."PRIMA MI LAVU LI MANI E PUE LU CULU".un sorriso e un saluto per Sandro e Pupa..da...me!ciao

Anonimo ha detto...

"E DA DA".
Molti anni fa, difronte alla piazzetta, nei locali della attuale macelleria Miletta, le sorelle Costanzo, donna Santina e donna Rosina, gestivano una caffetteria.
L'attrazzetura che in quei tempi si usava per fare il caffè prevedeva il passaggio della filtrazione, in dialetto "culare", prima di servirlo.
Quando un avventore chiedeva un caffè, le sorelle Costanzo, sempre sorridenti e scherzose, si divertivano a fare la battuta riportata dall'anonima navigatrice: "prima mi lavu i mani e pue u culu" (prima persona dell'indicativo presente del verbo "culare" ma che ovviamente si prestava al doppio senso).
Come si può notare ho eliminato la lettera elle dagli articoli determinativi "li" e "lu" dato che a Maida non si usano.
Da quanto tempo la nostra navigatrice manca da Maida per dimenticare il dialetto?
Ne approfitto per aggiungere che ho conosciuto bene queste due sorelle dato che oltre ad essere "vicini e ruga" e clienti del negozio di mio padre erano state le balie di tutti i figli della famiglia di don Ciccio Lo Prete, u rre da posa", ed in particolare di Pino; la frequenza della loro casa era quotidiana dato che con Pino si passava la maggior parte della giornata.
Mi ricordo anche un'altra espressione, in particolare di donna Santina che era la più anziana: "e da da". Questa era l'espressione usata dopo aver sentito il racconto di un qualcosa che non era andato bene, di un malanno, di una disavventura o un fatto triste e che stava a significare di non drammatizzare le cose, insomma un invito all'ottimismo.
Ricambio il sorriso ed il saluto per l'anonima navigatrice, anche quello di Pupa che navigatrice non è, invitandola ad uscire allo scoperto se non altro per sapere chi, tra me e Pupa, ha vinto la scommessa di indovinare chi è.
Sandro Paone

Anonimo ha detto...

E da da...mi l'avia scordata...puru io ero vicina e ruga de donna Santina..e ricordo che mia Mamma andava in casa delle due sorelle a far cuocere nel loro forno a legna le "cuzzupe" per Pasqua..ed è anche vero che a Maida li e lu nn si usano..ma nn parru u dialettu tutti i jiuarni e n'cuna cosa mi nesce accussì...ma anche se son passati ormai 30 anni..il dialetto nn l'ho dimenticato.. mi viene in mente un altro nostro proverbio.."e parra cumu mangi"...anche se ora nn mangio più le ricotte di Franco Mussari che Mamma comprava al negozio di tuo padre..quelle che portava nelle "fasciaji" di vimini.. quanto erano buone..
forse sono andata fuori da quello che è il tema del blog..anche se andrei avanti per ore nel ricordare piccole cose del passato..complimenti ancora per questo spazio..
Piacere di averti letto Sandro..ancora un saluto per Pupa...
Lela